Nei giorni scorsi ha tenuto banco la questione
dell’opportunità di rappresentare in pubblicità la donna come angelo del
focolare, intenta a cucinare e a servire a tavola. E la discussione è stata
anche piuttosto sentita, tanto da impegnare esponenti di spicco della società
italiana. E così, l’altro ieri riflettevo su quanto sia davvero incredibile la
distanza che si percepisce tra la vita reale e certe discussioni.
L’altro ieri infatti mia moglie faceva il turno pomeridiano
al lavoro e non sarebbe rientrata prima delle 22 e 30 e mentre ero impegnato a
preparare la cena per la grande, tre anni e mezzo, e avevo in braccio il
piccolo di 15 mesi, riflettevo sulla pubblicità oggetto di tanto scalpore.
Secondo gli autorevoli commentatori assistere a questa
pubblicità avrebbe contribuito ad imporre un modello stereotipato di società in
cui la donna svolge funzioni serventi e non si affranca dal ruolo di angelo del
focolare ma anzi ne resta succube.